Frontespizio

Le conclusioni provvisorie sono come i massi che ci consentono di attraversare un piccolo fiume: saltiamo dall'una all'altra, e possiamo farlo di volta in volta solo perché i "massi" precedenti ci hanno portato a quel punto.

«Che cosa rimane del pensiero critico, se rinuncia alla tentazione di aggrapparsi a schemi mentali, a retoriche e ad apparati argomentativi prefabbricati e di sicuro effetto scenico (manicheismo, messianismo, settarismo, complottismo, moralismo e simili...)? Non perde forse la sua capacità di attrarre l'attenzione dell'uditorio distratto facendogli sentire il suono delle unghie che graffiano la superficie delle cose?» può domandarsi qualcuno.
No, al pensiero critico non servono “scene madri” né “effetti speciali”; anzi, quanto più si dimostra capace di farne a meno, tanto più riesce a far comprendere la fondatezza e l'urgenza dei propri interrogativi. (In my humble opinion, of course!)

lunedì 24 ottobre 2011

Promesse e "miracoli" in politica

Partiamo da un esempio - e ciascuno dei lettori di questo blog o di questo post è in grado di valutare se (e quanto) è frutto di pura fantasia o se (e quanto) si ispira a casi reali. 

Quando un leader politico, che è responsabile della politica di un Paese perché si trova ad essere alla guida del governo, dichiara (ad es. perché messo alle strette, al tempo stesso, da una crisi economica incalzante e da richieste incessanti avanzate dal suo elettorato): “Non posso fare miracoli!”, tutto sommato dice il vero.

Se però quello stesso leader in campagna elettorale ha promesso miracoli, la sua dichiarazione diventa un sconfessione (della validità) delle sue precedenti promesse. (E questa considerazione è valida anche se lui non vuole ammettere esplicitamente l'evidenza della contraddizione, perché, come ben si comprende, l'ammissione pubblica di incoerenza - specie nel caso di promesse non mantenute - è politicamente svantaggiosa.)

 
Il leader non sapeva forse, prima (al tempo della campagna elettorale), che i miracoli non si possono promettere, perché semmai – se e quando si realizzano – si determinano indipendentemente dalla volontà di qualcuno (e quindi anche indipendentemente dalla sua, per quanto “blasonata”, volontà), per una somma di circostanze imponderabili e imprevedibili?
Era dunque un ingenuo? E come ci si può affidare agli ingenui?

Oppure – seconda ipotesi – ha promesso coscientemente ciò che non poteva mantenere; attenzione: non ha promesso semplicemente qualcosa che andava al di là delle sue capacità (un po' di esagerazione si può tollerare, suvvia!), ma ha promesso addirittura miracoli, cose che i suoi stessi elettori potevano ragionevolmente ritenere (sia pure con entusiasmo) mirabolanti” (ad es. imprese che nessuno ha mai compiuto, e solo un leader eccezionale”, alla stregua di un condottiero venuto da altri mondi - come la splendida società civile - può permettersi...), e quindi in sostanza ha promesso qualcosa che non avrebbe potuto promettere né garantire per nulla, per definizione!

Questa piccola considerazione basta a farci riflettere sul meccanismo delle promesse elettorali.
In teoria, sarebbe opportuno (come ideale astratto) “regolamentare” questo genere di promesse, per far sì che nessun politico sia colto dall'umanissima tentazione di giocarsi la “carta facile” delle promesse avventate ed eccessive, pur di conquistare consensi; ma nella realtà non è cosa semplice – e la regolamentazione ferrea di un settore così delicato della vita pubblica potrebbe comportare molti più rischi che benefici.

L'unica soluzione praticabile – certamente inadatta agli “impazienti”, che pretendono subito la soluzione definitiva e ideale e non tollerano nessuna attesa o tappa intermedia – è la maturazione dei cittadini-elettori.
Ovvero: dopo una serie di “delusioni” subite, gli elettori possono cominciare a capire che non bisogna fidarsi di promesse avventate e “favolose”; una volta capito questo, dovrebbero cominciare a orientare diversamente, di conseguenza, i loro comportamenti elettorali. E quindi, anziché premiare le promesse più “eclatanti” (e soprattutto inverosimili, come ad esempio: “Caro elettore, ti prometto l'Eldorado, e te lo prometto persino a costo zero!”), come troppe volte avviene ora, dovrebbero fare esattamente il contrario: cioè diffidare di coloro che potremmo definire “pifferai magici”, punendoli nella cabina elettorale.

Quando i “pifferai magici” cominceranno a perdere sistematicamente consensi, capiranno che la loro strategia è perdente, e le promesse, da parte di tutti i partecipanti alle competizioni elettorali (perché poi - sia detto per inciso - la tentazione delle promesse avventate fatte senza contegno da leader “salvifici” è contagiosa e si propaga tendenzialmente in tutti gli schieramenti politici...), cominceranno ad essere più adeguate alla realtà.

Come in tanti altri casi, dunque, le possibilità decisive sono nelle mani delle persone che votano: non è un cambiamento semplice (perché va contro la tendenza collettiva acquisita ormai da tempo immemorabile, che è quella di fidarsi di chi con fare sicuro ci garantisce di avere soluzioni “totali” e senza rischi a portata di mano); quindi non è detto che si affermerà con certezza, né (a maggior ragione) che si affermerà presto; però è l'unica possibilità praticabile e corretta democraticamente per sconfiggere certi eccessi della retorica e della propaganda politiche. Finché infatti questi “eccessi” pagheranno in termini di consensi, la politica ne sarà inevitabilmente condizionata e dominata.

Naturalmente, gli elettori dovrebbero imparare ad essere “saggi” anche in un altro senso: ovvero, dovrebbero cercare di distinguere i progetti politici generosi – benché in qualche misura “visionari” – che sono lungimiranti, e proprio per questo sanno anche essere coscienti dei rischi, dai progetti politici che sono semplicemente avventati, perché promettono soltanto vantaggi a breve termine, senza preoccuparsi del dopo né delle conseguenze collaterali che la loro “messa in opera” comporta.

Sono convinto, in definitiva, che la trasformazione della politica come “raggiungimento della (piena) maturità” non si possa realizzare se non a partire dal cambiamento della mentalità diffusa, specialmente con riferimento agli atteggiamenti che si hanno di solito verso la politica (e che coinvolgono soprattutto le aspettative che abbiamo, come cittadini e/o elettori, nei confronti dei partiti, delle istituzioni, delle competizioni elettorali, ecc.).


Detto in poche parole, se non maturano innanzitutto i cittadini (e gli elettori) - anche soltanto nei termini “minimi” qui accennati, esercitando maggiormente la loro capacità critica nei confronti dei candidati nelle competizioni elettorali, degli eletti e dei leader - non matura neppure la politica; inutile attendersi che il “cambiamento” possa determinarsi in altri modi, o che addirittura possa fare a meno di misurarsi con questo “scoglio”.

5 commenti:

  1. Le rare volte che ho ottenuto quello che volevo (soldi, donne, prestigio: tutta roba temporanea) l'ho avuto facendo promesse che sapevo di non poter mantenere. Attenzione a invocare maturità dalle masse...

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  2. La tua obiezione ha solidi fondamenti nella realtà empirica: fai giustamente riferimento anche alla tua esperienza personale; le “bugie strategiche” hanno un ruolo forse nella vita di ognuno di noi... Tanto è vero che non invoco una “sincerità assoluta”, che secondo me è anche difficile da misurare e verificare, ma un contenimento degli eccessi “smaccati” nelle promesse – i “miracoli a buon mercato”, appunto.
    Forse è anche un modo per criticare ironicamente la nostra tendenza a prendere in giro noi stessi: sono convinto, in fondo, che salvo i casi di ottusità irrimediabile, quando ci illudiamo di fronte a una promessa altrui, sappiamo benissimo di illuderci, e vanamente speriamo che da questa illusione – da questa esibizione ripetuta di ingenuità quasi fanciullesca – scaturisca dalle cose, per qualche mistica ragione, l'inveramento “miracoloso” della promessa. È l'ineliminabile fondo irrazionale che è in noi a indurci a tanto; e non potremo mai “raschiarlo” via del tutto, quel fondo.
    Non ho fiducia in un rinsavimento generale e generalizzato delle masse, degli elettori, ecc., se inteso come obiettivo da ottenere in maniera integrale, nonché hic et nunc, qui e ora, e neppure domani o dopodomani. Conto – sulla base di altre esperienze del passato – solo su una tendenza, guidata all'inizio forse da pochi (le solite “avanguardie”, ormai sempre meno scintillanti) e poi col tempo, sulla scia dell'abitudine e dell'esempio, da molti altri; non so se questa tendenza possa diventare tanto forte da cambiare “radicalmente” la realtà: non credo nei profeti, e quindi non vorrei certo appartenere alla loro schiera. Però auspico; ironizzando nel frattempo sulle ipotesi di cambiamento che si indirizzano sempre altrove – come se solo nel “visibile” dei poteri costituiti stessero tutti i problemi – e non guardano mai verso la cosiddetta “società civile” e le sue “assenze” e disattenzioni.

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  3. @ yanez

    Il difficile infatti non è tanto conquistare qualcosa o qualcuno (soldi, donne, prestigio) millantando risorse che in realtà non si possiedono, quanto poi saperselo mantenere.
    E infatti, come candidamente ammetti: "tutta roba temporanea" ;-)

    A lungo andare simili comportamenti sviliscono la persona che li mette in atto facendo perdere la stima che se ne ha. E parlo in generale perché di te non so nulla, non posso certo permettermi di giudicarti.

    Io ho sempre il problema opposto invece: quello di sforzarmi sempre di essere all'altezza di quello che pretendo di essere con gli altri. Se riesco ad ottenere il plauso di qualcuno cerco di fare in modo di non doverlo mai deludere, che non si debba mai ricredere, cercando di fare sempre meglio. E' un difetto anche questo. Me ne rendo conto.
    E ovviamente non sempre ci riesco, a dare il meglio di me. Però non riuscirei mai a millantare doti che so di non possedere, né proverei mai ad ottenere qualcosa falsando la verità di ciò che credo di essere e di poter dare.

    @ ivaneuscar

    Mi fa piacere che tu sia tornato a scrivere, cominciavo a stare in pensiero ;-) .
    Mi trovi d'accordo con le tue riflessioni e, per una volta, davvero non saprei cos'altro aggiungere perché hai trattato in maniera più che esauriente la questione. Questione più che mai attuale, direi, visto che mai come in questo periodo i nodi della politica italiana stanno venendo al pettine (dell'attuale governo, intendo).

    Un saluto :-)

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  4. @Biancaneve: se tu sei stata in pensiero, a mia volta posso garantirti che mi fa davvero piacere (ri)trovare un tuo commento qui :-)
    Avevo voglia di scrivere e postare altre "conclusioni provvisorie", in questo periodo, ma mi mancava il tempo: diversi impegni non secondari mi hanno "catturato", ma avevo nostalgia del blog (non solo del mio, ma del "mondo blog" in genere: e ho continuato a seguire il tuo, ma nei ritagli di tempo, e quindi mi mancava il tempo per fare commenti, purtroppo).
    @Tutti: Dimenticavo di aggiungere, nel mio commento precedente, che da un bel po' mi sforzo di non promettere più di quanto non riesca a mantenere; magari deluderò qualcuno tra amici e conoscenti; forse perderò occasioni, ma non importa. Forse mi piacciono le scelte radicali, come cantava Battiato. Chissà... Comunque - e questo è importante, secondo me - non pretendo che tutto il mondo si "allinei" al mio modo di sentire e vedere: anche per questo, come dicevo, non potrei pretendere la "sincerità assoluta" dal mondo circostante. Preferisco limitarmi a costruire strategie per proteggermi (il più possibile) dalle altrui bugie. Non me la sento di garantire in assoluto (o di fare assoluto e completo affidamento sul)la mia astensione dalle bugie, anche perché non posso garantire la mia... perfezione. L'irrazionale che c'è in me, come in qualsiasi altra persona, mi impedisce di dare simili garanzie, che sarebbero palesemente inattendibili (o arroganti). Se devo parlare in termini strettamente personali, quello che spero sempre e comunque è di non essere mai - nonostante difetti e limiti - cinico, prevaricatore, prepotente e insomma... sommamente *dis-umano* (nel senso di "disvalore dell'umano", umano sì ma in senso deteriore).

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  5. E' molto bello quello che hai scritto.
    Sinceramente, per quello che ho imparato di te attraverso il tuo blog ed i commenti che hai lasciato nel mio, credo che tu possa essere tutto tranne che cinico, prepotente o prevaricatore :-)

    Sei una persona aperta al dialogo, che cerca di "costruire" anziché demolire.

    Buona serata :-)

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