Frontespizio

Le conclusioni provvisorie sono come i massi che ci consentono di attraversare un piccolo fiume: saltiamo dall'una all'altra, e possiamo farlo di volta in volta solo perché i "massi" precedenti ci hanno portato a quel punto.

«Che cosa rimane del pensiero critico, se rinuncia alla tentazione di aggrapparsi a schemi mentali, a retoriche e ad apparati argomentativi prefabbricati e di sicuro effetto scenico (manicheismo, messianismo, settarismo, complottismo, moralismo e simili...)? Non perde forse la sua capacità di attrarre l'attenzione dell'uditorio distratto facendogli sentire il suono delle unghie che graffiano la superficie delle cose?» può domandarsi qualcuno.
No, al pensiero critico non servono “scene madri” né “effetti speciali”; anzi, quanto più si dimostra capace di farne a meno, tanto più riesce a far comprendere la fondatezza e l'urgenza dei propri interrogativi. (In my humble opinion, of course!)

giovedì 25 ottobre 2012

Fin dove può spingersi un "esperto"? Ovvero: La scienza, la società e le nostre scelte


Non intendo parlare in realtà della sentenza dell'Aquila [per i dettagli vedere ad es. qui e qui], della quale molto si discute in questi giorni, anche perché evito per principio di addentrarmi in casi specifici [poiché a) è inopportuno improvvisarsi giudici ed entrare nel merito di una questione della quale per forza di cose si conosce molto poco, ovvero solo i dati che i media divulgano; b) spesso la discussione sul caso singolo fa perdere consistenza alla “visione d'insieme”, sociale, politica, ecc., di un problema, che mi interessa molto di più], però prendo quel caso e la conseguente discussione come spunto per fare alcune riflessioni che mi stanno a cuore su un tema forse “attiguo” e “collaterale” (o forse importante per il caso stesso che ha suscitato il dibattito... chissà, giudichi il lettore).

Meditavo infatti in questi giorni intorno a questa domanda che mi pongo e che porrei a qualunque interlocutore interessato: Quale ruolo devono avere gli scienziati nell'arena pubblica? (E per arena pubblica non intendo ovviamente il loro ruolo specifico di ricercatori e scienziati, ma lo spazio nel quale si prendono decisioni di rilevanza pubblica e/o si influisce autorevolmente sulle decisioni medesime).

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