Frontespizio

Le conclusioni provvisorie sono come i massi che ci consentono di attraversare un piccolo fiume: saltiamo dall'una all'altra, e possiamo farlo di volta in volta solo perché i "massi" precedenti ci hanno portato a quel punto.

«Che cosa rimane del pensiero critico, se rinuncia alla tentazione di aggrapparsi a schemi mentali, a retoriche e ad apparati argomentativi prefabbricati e di sicuro effetto scenico (manicheismo, messianismo, settarismo, complottismo, moralismo e simili...)? Non perde forse la sua capacità di attrarre l'attenzione dell'uditorio distratto facendogli sentire il suono delle unghie che graffiano la superficie delle cose?» può domandarsi qualcuno.
No, al pensiero critico non servono “scene madri” né “effetti speciali”; anzi, quanto più si dimostra capace di farne a meno, tanto più riesce a far comprendere la fondatezza e l'urgenza dei propri interrogativi. (In my humble opinion, of course!)

domenica 26 giugno 2011

Straniero comunque. Una lettura amichevole di Piero Ciampi / 2

Vai alla prima parte


[Seconda parte]

Un altro capolavoro è senz'altro In un Palazzo di Giustizia, un piccolo film in forma di canzone. Qui l'autore-io narrante e la sua donna s'incontrano nel luogo citato nel titolo, per discutere una causa di separazione. L'ascoltatore riesce a “vederli” agire, a leggere i loro volti imbarazzati (“ci guardiamo di sfuggita”), la tensione che cercano di controllare (“Io ti sparo, tu mi spari...”).

Straniero comunque. Una lettura amichevole di Piero Ciampi / 1

[Prima parte]


Premessa “in soggettiva”

Comincio col confessare un rammarico: non ho conosciuto personalmente Piero Ciampi - e in ogni caso non avrei purtroppo mai potuto conoscerlo, quantomeno per motivi anagrafici: nel senso che ero un ragazzino quando lui ci lasciò, vivevo in tutt'altra città e soprattutto all'epoca non sapevo neppure della sua esistenza.

L'ho scoperto qualche anno dopo, Piero Ciampi, e compresi allora, leggendo qualche suo testo e ascoltando qualche sua canzone, che mi sarebbe piaciuto davvero conoscerlo di persona. 

sabato 18 giugno 2011

Combattiamo le ingiustizie, ma non esageriamo coi "soggetti messianici"

Spesso in passato, ma anche attualmente, si è fatta e si fa una certa confusione fra il ruolo sociale che un determinato soggetto ha (e le ingiustizie e discriminazioni che subisce a causa di quel ruolo) - o la sua identità di genere, etnica, ecc. - e le qualità personali del soggetto stesso.
Da questa confusione derivano conseguenze notevoli, nelle teorie, nei discorsi, nelle concezioni personali di ciascuno e soprattutto nel comportamento quotidiano; ma derivano anche fraintendimenti, illusioni e abbagli (ma talvolta anche mistificazioni) che possono purtroppo riflettersi negativamente sull'applicabilità e la "praticabilità" delle teorie stesse - anche delle più valide e condivisibili.

domenica 12 giugno 2011

Il diritto d'autore: aspetti discutibili

Il diritto d'autore sicuramente è per molti aspetti una conquista perché tutela il lavoro di chi mette a frutto i propri talenti e il proprio ingegno per dare alla luce opere letterarie, scientifiche, artistiche, musicali, ecc.: in passato, infatti, quando questo diritto non era protetto da alcuna legge, molto spesso capitava che il lavoro di un artista, scrittore, musicista o scienziato venisse "carpito" fraudolentemente da persone che se ne attribuivano la paternità e il merito, ricavando da questo comportamento disonesto vantaggi economici.

mercoledì 8 giugno 2011

Il lavoro, detestato nella sua nuova, "smagliante" flessibilità

Ogni volta che c'è qualche eclatante manifestazione di protesta dei "precari", si ripresenta (timidamente, in realtà) sulla stampa e in televisione il dibattito sul lavoro.
Per l'ennesima volta ci sentiamo quindi dire, ad esempio, che al giorno d'oggi non si può più pensare al lavoro in termini di "posto fisso" e che bisogna adattarsi alla cosiddetta "flessibilità".

Tutti abbiamo un alibi, ovvero nessuno vuol rispondere più di nulla

Ci sono problemi che con la loro presenza “assillante” a tutti i livelli (dalla famiglia ai luoghi di lavoro, e su fino al mondo politico-istituzionale) possono caratterizzare un'epoca, una stagione o un Paese, rendendo una nitida fotografia dei loro difetti generali e limiti.
Credo che nell'Italia di oggi – e non soltanto nei “massimi sistemi”, ma soprattutto nella nostra vita quotidiana – un problema di questo genere sia rappresentato dalla potenziale assenza dei vincoli.
E' un problema che possiede diverse facce e sfaccettature, due delle quali – strettamente legate fra loro – possono essere definite come: deresponsabilizzazione e rivendicazione dell'alibi.

lunedì 6 giugno 2011

Il senso e i contenuti dell'eguaglianza, oggi (qualche appunto)

Non credo si possa riproporre oggi una concezione "d'antan" o nostalgica del comunismo, secondo la quale dovremmo essere tutti tendenzialmente uguali nella povertà. Perché l'idea di eguaglianza, in una società come quella attuale, se viene associata all'idea di "povertà", suona come arretramento, privazione, sconfitta individuale e collettiva. E perciò chi si ostina - per le ragioni più disparate, che vanno appunto dall'ostinata nostalgia (dell'URSS di Breznev, forse, o della Romania di Ceausescu? possibile?) a un intransigente "egualitarismo moralistico" e quindi pauperistico - a proporre questa idea di comunismo, ritenendo che possa ancora risvegliare passioni forti nelle "masse", non può che condannarsi a veder girare a vuoto i propri sforzi.

L'abusato mito del "passato felice": maneggiare con cura

Quando qualcuno esalta acriticamente situazioni o istituzioni del passato, o interi periodi storici, presentandoli come perfetti, idilliaci e/o immacolati, bisogna diffidare: sta barando. Come minimo, omette strategicamente di presentare all'interlocutore anche tutte le brutture, gli orrori e gli "accidenti" del periodo prediletto, o decide soggettivamente di minimizzarne l'importanza, cercando di farci accettare subdolamente (ossia attraverso la suggestione della sua capacità retorica e non attraverso un esame obiettivo di tutti i pro e i contro) questa sua decisione a priori.

L'invidia, ovvero l'argomento di chi non ha argomenti

Nella mia esperienza mi sono reso conto che ci sono alcuni argomenti “facili facili” coi quali suggestionare l'uditorio anche senza dover assumersi l'onere di dimostrare la verità di ciò che si sostiene.
Due di questi sono: “C'è un complotto contro di me” e “Sono invidiosi di me”.

Il ritornello del "tutti uguali"

A volte viene usata nelle discussioni, politiche e non, l'argomentazione polemica: "sono tutti uguali". (Lo si dice in riferimento a partiti politici, ma ad es. anche riguardo agli uomini o alle donne, come luogo comune: "sono tutti uguali", appunto.)
In realtà, non può mai darsi il caso che due soggetti, oggetti o entità differenti siano nettamente uguali; vi sono tra essi pur sempre delle differenze che li distinguono e contraddistinguono. E perciò affermare che "sono uguali" è sempre e soltanto una verità parziale, non coglie l'"essenza" dei soggetti in questione, ma solo alcuni aspetti.

Di certa critica "totale e intransigente"

Criticare è necessario. Ma la critica "totale e intransigente" può essere in astratto una "lista della spesa" di errori da correggere, di cose malfatte, disfunzioni, ingiustizie, ecc.; e sotto questo profilo è importante almeno come promemoria per coloro che devono attivarsi a correggere le storture che la lista addita, e anche come monito per spuntare le ali a una retorica politica che si spinge a volte a celebrare trionfi prematuri, se non immotivati.

Riflessioni aperte, conclusioni provvisorie

Si scrive per chiarire posizioni, opinioni e idee. Chiarirle innanzitutto a se stessi, traendo un ragionamento dall'oscurità delle intuizioni - e poi, di riflesso, anche agli altri, ammesso che siano divenute davvero "chiare". Già: perché non condivido l'operato di chi scrive per propagare fumo, nebbia e oscurità. Amo insomma la chiarezza di marca illuminista, e ad essa amo accompagnarmi, e diffido viceversa dell'oscurità di chi pretende di rivolgersi solo a pochi iniziati o "eletti". Ma eletti da chi, poi? e per fare cosa?

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