Frontespizio

Le conclusioni provvisorie sono come i massi che ci consentono di attraversare un piccolo fiume: saltiamo dall'una all'altra, e possiamo farlo di volta in volta solo perché i "massi" precedenti ci hanno portato a quel punto.

«Che cosa rimane del pensiero critico, se rinuncia alla tentazione di aggrapparsi a schemi mentali, a retoriche e ad apparati argomentativi prefabbricati e di sicuro effetto scenico (manicheismo, messianismo, settarismo, complottismo, moralismo e simili...)? Non perde forse la sua capacità di attrarre l'attenzione dell'uditorio distratto facendogli sentire il suono delle unghie che graffiano la superficie delle cose?» può domandarsi qualcuno.
No, al pensiero critico non servono “scene madri” né “effetti speciali”; anzi, quanto più si dimostra capace di farne a meno, tanto più riesce a far comprendere la fondatezza e l'urgenza dei propri interrogativi. (In my humble opinion, of course!)

mercoledì 2 maggio 2012

Breve dialogo immaginario-semiserio sui partiti da votare


Dialogo tra un Personaggio Ironico [che chiamo IR], giacché nei suoi dubbi c'è una traccia dell'ironia di chi si distanzia dalle “certezze di comodo”, e un Personaggio Ostinato [detto OS], intorno alle “scelte di voto” in questi momenti nebulosi. Apertamente ispirato a dialoghi reali.

IR - «E così hai visto che bei sistemi, nel partito che ti piace tanto! Proprio le persone che stimavi ora arrancano, si rivelano incapaci... cercano di coprire persino ruberie ingiustificabili. Che ne pensi dei tuoi “eroi”, a questo punto?»
OS - «Sì, è vero, non si può negare... sono incapaci, e perfino complici di ladri e corrotti. Dovevano saperlo per forza quello che accadeva all'interno della loro organizzazione. E' proprio uno schifo!»
IR - «Quindi mi stai dando ragione...»
OS - «Eccome! Sono tutti uguali... e io mi sento preso in giro!»
IR - «Questo vuol dire che ammetti il tuo errore e che non voterai più per loro...»
OS - «Beh... sarei tentato di non andare proprio a votare.»
IR - «E' comunque un bel cambiamento, considerando che tu difendevi a spada tratta la tua scelta di voto. Non andrai a votare, quindi.»
OS - «Sto pensando a questa possibilità... però...»
IR - «Però?...»
OS - «Beh... alla fine il voto è un diritto... e poi...»
IR - «E poi...?»
OS - «Insomma, non vorrei che andassero al potere quegli altri. Così penso che andrò a votare, e voterò ancora per loro.»
IR - «Insisterai quindi col tuo solito voto? Ridarai fiducia allo stesso partito che ti ha deluso!»
OS - «Tutto sommato, loro sono il “meno peggio”...»
IR - «Innanzitutto, ti faccio notare che questa espressione - “meno peggio” - è bruttissima, dal punto di vista della grammatica... ma questo è ancora niente... Torniamo un attimo a quello che abbiamo detto poco fa: il partito che hai votato ti ha deluso, perché ha portato al governo incapaci e persino qualche ladro. Non hai detto così? Oppure ho sentito male?»
OS - «No, no, hai sentito bene: l'ho detto e lo ripeto.»
IR - «Bene, quindi su questo dato siamo d'accordo io e te: possiamo dire che la riteniamo una constatazione oggettiva, una certezza fuori discussione.»
OS - «Proprio così.»
IR - «Poi però hai aggiunto che, nonostante questo dato oggettivo, tu voterai ancora per loro.»
OS - «Esatto.»
IR - «Tuttavia questa è una tua scelta soggettiva, e si regge su una fragile motivazione, da me e da tanti altri non condivisa, che tu enunci così: “Loro sono meno peggio degli altri”. Ma cosa vuol dire in concreto “meno peggio” (lasciando ora da parte la bruttezza dell'espressione)? Come fai a stabilire che sono “meno peggio”? Quali sono i parametri che adoperi per arrivare a questa conclusione così incoerente rispetto alle premesse? Scusami, non hai detto che si sono rivelati incapaci, che non hanno mantenuto le promesse, che si sono appropriati in maniera indebita o scorretta del denaro pubblico? Che cos'altro avrebbero dovuto fare, per essere i peggiori fra i peggiori
OS - «Beh... non so... Comunque senti... Qualunque cosa loro abbiano fatto, quegli altri sono peggiori, per me. Se andassero al governo quegli altri, sarebbe la fine.»
IR «Non hai proprio altri argomenti per giustificare la tua scelta? Solo questa convinzione che si tratti del “meno peggio”, come tu lo chiami?»
OS  - «Certo. Quale altra motivazione potrei avere? Mi hanno deluso, ma non vedo alternative migliori; cioè, nonostante tutto, non riesco a convincermi che sia meglio votare per qualcun altro.»
IR - «Va bene, tu parli di quegli altri; ma fra quegli altri, non ammetti che possa esserci qualcuno, qualche partito nuovo ad esempio, che meriti almeno una volta la tua fiducia? Una volta sola, tanto per cambiare?»
OS - «No, nuovi o vecchi, i partiti sono tutti uguali, fanno tutti schifo.»
IR «Allora le tue affermazioni mi sembrano contraddittorie. Da un lato dici che i partiti sono tutti uguali, e dall'altro però ritieni che ci sia un partito più uguale degli altri”, quello che ti ostini a votare. Devi deciderti: o sono tutti uguali oppure non lo sono... Non ti pare?»
OS - «Ma te l'ho spiegato, non c'è una motivazione particolare nella mia scelta: quelli li voto  perché fanno schifo come gli altri, ma un po' meno degli altri...»
IR - «Con questo in realtà non mi hai risposto, ma lasciamo perdere... Guarda, posso anche ammettere che il panorama attuale dei “competitori” non sia entusiasmante. Ma il “peggio” va combattuto, se pensiamo che sia – come la parola stessa suggerisce – negativo. Continuare ad avallarlo non fa che renderlo più forte. Io a questo punto mi attengo alla constatazione oggettiva – ovvero che si tratta di incapaci con contorno di ladri e corrotti –, perché è l'unica al momento incontestabile, e mi permetto di dubitare della validità di tutti gli alibi soggettivi coi quali vogliamo ancora coprire i nostri errori di calcolo, le nostre piccole o grandi “rendite di posizione” e i nostri egoismi. Facciamo innanzitutto chiarezza in noi stessi, per favore. Se col nostro voto eleggiamo corrotti o incapaci, sapendo che sono tali, contribuiamo al “malessere” della società, in maniera oltretutto consapevole. Non abbiamo scusanti. Quindi, mentre tu anteponi le tue considerazioni soggettive, legate a imperscrutabili ragioni che solo tu conosci fino in fondo, ai dati oggettivi, e quindi dài la precedenza a ciò che è opinabile, io al contrario preferisco attenermi al dato certo, mettendo in secondo piano valutazioni soggettive “di comodo”. Per me il “peggio” non è allettante; per adesso sto ancora riflettendo sulla scelta da fare al momento delle elezioni, ma mi orienterò cercando di capire quale sia la scelta migliore, non la “più presentabile tra le peggiori”, e non è la stessa cosa, credimi: cercherò cioè elementi positivi nel panorama politico, o almeno mi sforzerò di dare un senso costruttivo alla mia scelta, senza farmi complice del peggio - e che io lo possa trovare il “minore” o il “peggiore” dei mali, la questione non cambia: in ogni caso, anche se parlo del meno peggio” - come tu lo definisci - si tratta di un male e io ne sono consapevole, definendolo appunto come un male. Tanto più se molte altre persone con cui mi càpita di discorrere sono d'accordo con me su questo, confermando da altri punti di vista la mia analisi della situazione; la qualificazione che poi aggiungo (“minore” o “maggiore”), per giustificare la mia scelta, è soggettiva e discutibile e non attenua la mia responsabilità. Se non ho argomenti migliori degli aggettivi che aggiungo al “male” per renderlo (retoricamente) meno repellente, vuol dire che le mie ragioni sono veramente povere di contenuti, e in fondo so di non poterle difendere in maniera convincente... Io la penso così. E non posso che augurarti miglior fortuna col tuo prossimo voto.»

9 commenti:

  1. OS fa uso delle categorie aristoteliche, mal gliene incolga!! :-)
    Sto sbocconcellando uno schifo di cena e poi me ne vo' a dormire, ma domani torno, promesso.
    Ciao Ivan ...

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    1. :-)
      Categorie che sono arrugginite... eppure OS fa finta di non sentire l'inquietante cigolio dell'ingranaggio.
      Aspetto allora il tuo commento...
      Ciao!

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  2. Sto per uscire. Solo per dirti che apprezzo sempre tutte le cose che scrivi. Da me e altrove, grazie.:-)

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    1. Grazie a te, per la tua lettura attenta e i tuoi commenti :-)

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  3. Significativo questo dialogo, ahimé sentito troppe volte.
    Il sofisma del "meno peggio" è terrificante, viene usato per giustificare qualsiasi cosa, tanto... c'è sempre qualcuno o qualcosa di peggio, no?
    Tanto per restare nel solito tema, a me caro, dell'antispecismo, una delle obiezioni dello specista convinto cui si fa notare il massacro sistematico - e sistemico - degli animali è: "ah, ma anche di gente ne muore tanta, tra guerre, fame, povertà, omicidi, tu vai a pensare agli animali". Quindi, secondo questo ragionamento, ammazzare un animale può andare bene perché è comunque "meno peggio" che ammazzare un uomo. E così votare un partito corrotto può andar bene perché tanto ci sarebbe anche di peggio.
    Evidentemente questa gente si accontenta, ha perso le speranze, crede che una maniera onesta di governare non possa esserci. E' gente sconfitta dentro, resa debole, incapace di pretendere il meglio, anziché il meno peggio.

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    1. E' vero, troppa gente, in vari contesti, ricorre a questa triste argomentazione del "meno peggio"; e mi sembra equivalga - come accennavo nel post - a rendersi "timidi e furtivi sostenitori" di un sistema o di uno stato di cose (che può essere la politica, la società, lo sfruttamento, ecc.) che si sa e si ammette malato, senza però neppure avere il coraggio del sostegno aperto e dichiarato. E' insomma una specie di patetico e paradossale sono consapevole, magari persino complice, sì, ma... non troppo!
      Chi pensa così, in fondo si affida alla corrente, si lascia andare dove sembrano andare tanti altri, per inerzia o pigrizia mentale, dereseponsabilizzandosi nella convinzione che comunque sto nella corrente che va, sto insieme ad altri: tutti incoscienti, dunque nessuno incosciente. Solito meccanismo perverso, che tra l'altro agli italiani - in particolare - sembra piacere parecchio.

      [continuo]

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    2. E poi quelle stesse persone magari ci vengono a parlare di libertà?!. Ma quale libertà, di grazia?
      La libertà - se davvero c'è da qualche parte, se ha un senso - non può esistere, non può sopravvivere se non è in qualche misura anche scelta, rischio, assunzione di responsabilità: altro che nascondersi tra i cespugli della deresponsabilizzazione collettiva!
      Hai ragione a scrivere: E' gente sconfitta dentro, resa debole, incapace di pretendere il meglio, anziché il meno peggio; eppure di solito credono di essere tatticamente astuti; credono che la loro scelta sia "da dritti" che sanno come va il mondo. Càpita poi che il mondo li sorprenda sistematicamente, andando in tutt'altra direzione, e allora giù imprecazioni (contro chi?); ma poi ci ricascano, di solito...

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  4. Risposte
    1. In questo caso, in effetti, "ostinato" è un gentile eufemismo.
      Il fatto è che in certi contesti l'eufemismo risulta una forma di ironia, e usarlo in questa maniera mi diverte.

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