Frontespizio

Le conclusioni provvisorie sono come i massi che ci consentono di attraversare un piccolo fiume: saltiamo dall'una all'altra, e possiamo farlo di volta in volta solo perché i "massi" precedenti ci hanno portato a quel punto.

«Che cosa rimane del pensiero critico, se rinuncia alla tentazione di aggrapparsi a schemi mentali, a retoriche e ad apparati argomentativi prefabbricati e di sicuro effetto scenico (manicheismo, messianismo, settarismo, complottismo, moralismo e simili...)? Non perde forse la sua capacità di attrarre l'attenzione dell'uditorio distratto facendogli sentire il suono delle unghie che graffiano la superficie delle cose?» può domandarsi qualcuno.
No, al pensiero critico non servono “scene madri” né “effetti speciali”; anzi, quanto più si dimostra capace di farne a meno, tanto più riesce a far comprendere la fondatezza e l'urgenza dei propri interrogativi. (In my humble opinion, of course!)

venerdì 30 settembre 2011

L'incomprensibile nostalgia del signor C. (o P. o R.): ipotesi immaginaria ma verosimile


Il signor C. (o P. o R., ecc., a piacere...) un bel giorno ha lasciato la politica, a malincuore e non senza patemi d'animo, perché invischiato in questioni imbarazzanti.
E' passato del tempo, e un altro bel giorno il signor C. (o P. oppure R., ecc.) ci ha ripensato e si è detto che in fondo il suo periodo di terreno “purgatorio” poteva bastare, cosicché ha bussato alle porte dei comunicatori pubblici, e mediante loro ha fatto sapere al mondo di voler tornare nell'agone della politica, del quale sentiva troppa nostalgia.

giovedì 8 settembre 2011

La solitudine è "plurale": riflessione con intermezzi musicali

Volendo parlare della solitudine, gli spunti dai quali partire per tentare una riflessione sono innumerevoli.
Personalmente mi piace partire da alcune considerazioni di Léo Ferré, musicista e chansonnier, ma soprattutto poeta della canzone, che aveva una mente brillante e poliedrica, e una vasta cultura.
L. Ferré nel 1971 pubblicò un album intitolato La solitude, e in esso vi era un brano avente lo stesso titolo, che tratteggiava i "contorni" della solitudine con versi sferzanti, lucidi sino a far male.

giovedì 1 settembre 2011

Moro, filo di Arianna nel labirinto dei "gattopardi" italiani: su un saggio di Miguel Gotor

Questo periodo non è facile per l'Italia, e lo sappiamo bene: in prospettiva l'anno che abbiamo davanti non ci appare affatto roseo.
Ma questo non è l'unico momento di “difficoltà nazionale” che abbiamo attraversato (oltretutto stavolta i problemi li condividiamo con l'Europa intera); non so dire se sia “più” o “meno” difficile di altri, anche perché – ripeto – non è mica finita qui... però senz'altro certe stagioni del nostro passato sono state durissime, e dai loro drammi potremmo ricavare utili lezioni sui nostri difetti collettivi. Questo è ciò che cerca di spiegarci un denso saggio di Miguel Gotor, Il memoriale della Repubblica. Gli scritti di Aldo Moro dalla prigionia e l'anatomia del potere italiano, edito quest'anno da Einaudi.

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