Frontespizio

Le conclusioni provvisorie sono come i massi che ci consentono di attraversare un piccolo fiume: saltiamo dall'una all'altra, e possiamo farlo di volta in volta solo perché i "massi" precedenti ci hanno portato a quel punto.

«Che cosa rimane del pensiero critico, se rinuncia alla tentazione di aggrapparsi a schemi mentali, a retoriche e ad apparati argomentativi prefabbricati e di sicuro effetto scenico (manicheismo, messianismo, settarismo, complottismo, moralismo e simili...)? Non perde forse la sua capacità di attrarre l'attenzione dell'uditorio distratto facendogli sentire il suono delle unghie che graffiano la superficie delle cose?» può domandarsi qualcuno.
No, al pensiero critico non servono “scene madri” né “effetti speciali”; anzi, quanto più si dimostra capace di farne a meno, tanto più riesce a far comprendere la fondatezza e l'urgenza dei propri interrogativi. (In my humble opinion, of course!)

mercoledì 20 maggio 2015

Traversie di un “Principe senza scettro”. Omaggio a Lelio Basso, costituente /4




Quarta parte

Nei restanti capitoli del Principe senza scettro, Lelio Basso denuncia i ritardi del legislatore nel dare applicazione ai princìpi costituzionali, ritardi non casuali, anzi spesso politicamente significativi, poiché – come il deputato socialista afferma citando casi specifici e documentati – si legano alla riluttanza, da parte di ambienti conservatori della Democrazia Cristiana e in misura minore di altri partiti allora suoi alleati di governo, ad abrogare varie norme varate dal fascismo, ad esempio in tema di pubblica sicurezza. Quello messo in atto dai governi centristi dell'epoca è, secondo Basso, un vero e proprio sabotaggio, se non un tradimento, dello spirito e della lettera della Costituzione.
Poiché queste parti del testo sono legate alla situazione che L. Basso registrava nel 1958, e hanno oggi soprattutto importanza sotto il profilo della ricostruzione storica della vita politica italiana degli anni Cinquanta del secolo scorso, non ce ne occuperemo qui se non sommariamente: chi volesse “saperne di più”, su questi e sugli altri temi che il volume in esame tratta, non ha che da cercarlo in qualche biblioteca e leggerlo per intero – e in fondo mi auguro che qualcuno, incuriosito da questo post, lo faccia.


Traversie di un “Principe senza scettro”. Omaggio a Lelio Basso, costituente /3




Terza parte

Per quanto riguarda i diritti e le garanzie stabilite a tutela dei singoli, vi è da rilevare che la Costituzione, a giudizio di L. Basso, ha recepito l'evoluzione delle democrazie moderne e ha perciò «superato il concetto di “individuo” sostituendovi quello di “persona”» [Basso 1998, p. 192].

La differenza sembra sottile, e quasi soltanto terminologica, ma in realtà essa rinvia a due precise e distinte concezioni della società, della politica e anche (se non soprattutto) dell'essere umano. La nozione di “individuo” è legata a una concezione filosofica e socio-politica (di ispirazione principalmente liberale) che considera i singoli come unità autonome e a sé stanti, autosufficienti, ovvero – per usare un termine di illustre ascendenza filosofica – come monadi. Gli “individui” sono piccoli mondi che determinano, a partire dalla loro autonomia (nel senso letterale di “capacità di dare norme a sé stessi”), tutto ciò che è intorno a loro e non ne vengono a loro volta determinati (in linea di massima). Sono insomma, per dirla in termini semplici, l'alfa e l'omega del mondo: tutto parte da loro e tutto deve convergere verso i loro interessi, i loro voleri, i loro bisogni, ecc.. In quest'ottica, la società (ammesso che esista: ricordiamo en passant che non a caso una liberal-conservatrice come la “Lady di Ferro” Thatcher negava l'esistenza stessa di una cosa chiamata società...), la società dunque è la risultante dei desideri e bisogni degli individui, è solo ciò che gli individui vogliono che sia ed è uno strumento al loro servizio, così come lo Stato (considerato un “male necessario” la cui esistenza si giustifica solo se resta dentro il proprio recinto di “controllore del traffico” e non viola la soglia del “sacro domicilio” costituito dalle libertà dell'individuo).


Traversie di un “Principe senza scettro”. Omaggio a Lelio Basso, costituente /2




Seconda parte

Il secondo capitolo de Il Principe senza scettro si sofferma su “Lo spirito della Resistenza”. Qui Lelio Basso sottolinea il contributo che l'esperienza della lotta al fascismo ebbe per la maturazione dei valori democratici che sarebbero poi stati alla base della Costituzione repubblicana, ma mette anche in evidenza i problemi e le difficoltà coi quali la Resistenza dovette fare i conti, e che le impedirono – a differenza di quel che avvenne in altri contesti nazionali, ad es. in quello francese – di essere la fonte chiara e univoca di un nuovo pensiero politico e di un conseguente e organico programma di riforme. Come nota il deputato socialista, dopo la «lunga notte fascista» che «aveva reso impossibile in Italia una continuità di pensiero democratico», isolando le giovani generazioni e impedendo loro qualsiasi contatto con gli «sviluppi del pensiero e delle esperienze internazionali» [Basso 1998, pp. 93-94], negli anni della Resistenza «[n]on vi fu […] una vera simbiosi fra le masse e il personale politico specializzato, entrati da poco in contatto e preoccupati, le une e gli altri, soprattutto delle esigenze belliche immediate; le loro idee e il loro linguaggio non furono sempre coincidenti, anche se, naturalmente, si andò a poco a poco creando una fusione sempre più organica. […] Ed è anche per questo che è più appropriato parlare, per quanto riguarda l'Italia, di uno “spirito” della Resistenza, piuttosto che di un vero e proprio pensiero.» [Basso 1998, p. 94]


Traversie di un “Principe senza scettro”. Omaggio a Lelio Basso, costituente /1


Prima parte

(Premessa)
Da tempo avevo in mente di ricordare Lelio Basso occupandomi del suo “Principe senza scettro”. Per ragioni che non so neppure io, ho sempre rinviato questo appuntamento a cui tenevo: forse l'“invadenza del presente”, della quale parlo nell'introduzione di questo scritto, mi ha contagiato, e ho dato la preferenza alle sue urgenze. O forse – come spesso accade – temevo che la rilettura di un testo che a suo tempo avevo trovato illuminante mi avrebbe deluso, affrontandola con gli occhi di oggi (e comunque non sto parlando di “molto” tempo fa: nel '58 io ancora non c'ero...). Invece poi mi son deciso a ripercorrere le pagine del testo in questione, e mentre prendevo appunti cresceva pian piano l'impressione che quel libro parlasse anche a noi, a noi cittadini, a noi persone dell'Italia di oggi.
Ecco, in certi frangenti, per capire cos'è la politica attuale, dove sta andando, che senso hanno i suoi slogan, quanto respiro ha il suo impettito “nuovismo” che ritiene di non aver nulla da imparare dai maestri del recente passato, è particolarmente utile meditare proprio sulle parole e sulle riflessioni di questi ultimi; forse più utile di un “tweet” estemporaneo che si pone all'affannoso inseguimento dell'attualità quotidiana e si perde nel vero e proprio flusso dell'infinita chat propagandistica che oggi i protagonisti stessi della politica istituzionale alimentano.
Il “Principe senza scettro” non è altro che il popolo; è un titolo che dice già molto: ci ricorda che il primo compito della Costituzione e del legislatore è quello di rispettare il principio della sovranità popolare, di renderlo sempre più forte e concreto. Il popolo è sovrano, ma al contrario dei sovrani del passato non ha scettro, e d'altronde, per salvaguardare la propria libertà, non gli serve materializzarlo ed esibirlo come un re qualsiasi. Questo “anomalo principe” è fatto di molti corpi e di molte teste, anche se talora, per esigenze discorsive e per convenienza politica, viene rappresentato come “un solo corpo” bisognoso di “una sola testa”: ed è proprio a causa di questa rappresentazione “interessata” che rischia ogni volta di perdere se stesso.
Il “Principe senza scettro”, se comprende fino in fondo il proprio ruolo, non è obbligato a giocare il gioco del dominio e della prevaricazione, non deve umiliare nessuno, né ridurre chicchessia al silenzio. E' un sovrano del tutto particolare, l'unico che non fa il “tutore” di nessuno e non usurpa il ruolo d'altri.
Sì, questo libro parla della Costituzione italiana e del significato di certe scelte e di certe norme che i costituenti hanno elaborato. Lelio Basso era uno di loro.
(i.s.)

mercoledì 1 aprile 2015

Euro ed Europa: quando una speranza si affievolisce e nasce un'accigliata delusione

Il dilemma del momento

Non sembrano esserci dubbi: la disputa del momento è sull'euro.

L'idea che “non avessimo alternative” migliori dell'ingresso nella moneta unica non mi ha mai convinto: a mio parere ha rappresentato fin dall'inizio la parte più debole del ragionamento dei sostenitori dell'euro. Molti di loro infatti – si ricorderà – tra la fine degli anni Novanta e i primi anni Duemila affermavano che al di fuori dell'euro “sarebbe stata la catastrofe” per la lira e per l'Italia. Non c'è, né mai ci sarà, la prova della fondatezza della loro asserzione.

Soltanto con un'operazione fantascientifica (nel senso letterale del termine) avremmo potuto duplicare la storia italiana, magari creando un “universo parallelo” e facendo sì che esistessero due Italie che, nello stesso periodo e alle stesse condizioni (sociali, economiche, politiche, ecc.), arrivate al bivio, prendessero ciascuna una strada diversa. Due Italie uguali in tutto salvo che in un dettaglio: una avrebbe aderito all'euro e l'altra no. Soltanto grazie a questo esperimento fantascientifico di “duplicazione” avremmo potuto appurare chi avesse ragione, confrontando giorno dopo giorno lo “stato di salute” delle “due Italie”; in mancanza di questa possibilità, i sostenitori dell'euro non possono fregiarsi del titolo di “salvatori della patria”. Si appuntano da soli la medaglia sul petto, si sa, ma questo, anche dal punto di vista dello stile, non è serio...

venerdì 13 marzo 2015

Ancora emigrazione per i giovani italiani: ora come allora è opera imperscrutabile del Fato?

Una “diaspora” e possibili ritorni

A quanto pare, in Irlanda hanno deciso di incentivare i loro emigrati a tornare [vedere qui]; hanno ritenuto opportuno e necessario, anzi prioritario, investire su questa politica.

Una vera rivoluzione da noi si avrà quando sulla stampa potremo leggere di un governo italiano che abbia preso misure simili. (Non discuto sui contenuti specifici di quella decisione dell'Irlanda, che andranno valutati: è la decisione in sé ad avere importanza, come fatto politico.)

Certo – si dirà – il caso irlandese è diverso, lì la percentuale di emigrati sul totale della popolazione è particolarmente elevata, lì hanno risolto alcuni problemi a monte, e ora possono permettersi di spalancare le porte a chi è andato via. Sì, sì, certo, eppure questo non basta a spiegare la differenza radicale del nostro atteggiamento.

Fatto sta che dall'Italia si continua ad emigrare, nell'indifferenza pressoché generale delle istituzioni.

giovedì 26 febbraio 2015

Riflettere per capire o commentare per esistere? (I fatti del mondo, gli "umori del Web" e alcuni odierni dilemmi)

I commenti del Web: una finestra sul cortile

Ci sono periodi – della vita dei singoli o della storia “grande” dei Paesi – che richiedono riflessione. Ciò che è accaduto negli ultimi anni, non solo in Italia, da un lato sembra aver confermato una direzione di marcia già in atto o comunque prevedibile (in una certa misura), ma dall'altro ha introdotto elementi inediti sui quali conviene e converrà meditare.

Da tempo non aggiornavo questo blog non perché non avessi la tentazione periodica di farlo, ma perché ritengo ci siano momenti nei quali, più che spendere parole sull'onda delle impressioni del “fatto del giorno”, è utile guardarsi attorno, ascoltare le “voci del mondo”, gli umori vari e assortiti della moltitudine, e solo dopo aver fatto da spettatore/registratore, raccogliere i pensieri e metterli in bell'ordine, affinché acquistino voce a loro volta, si esprimano e si intersechino con le voci ascoltate.

E principalmente di queste vorrei parlare, tanto per cominciare.
Il Web apparentemente offre molteplici occasioni e spazi (virtuali) per esprimersi, per “dire la propria”, lasciando al fruitore la possibilità di essere se stesso senza filtri (e scaricare nel Web, trasformato talora in vero e proprio “sfogatoio”, malumori, rancori, invettive) oppure di indossare una maschera e di interpretare una parte (ad es. quella del ben informato, del competente, di “quello che la sa lunga”, di “quello che è vissuto tanti anni all'estero” anche se invece all'estero è andato solo sporadicamente in vacanza; o ancora la parte dell'onesto-integerrimo cittadino indignato per i vizi [altrui] quando invece nella “real life” egli [o ella] integerrimo non è affatto, viola il codice della strada, truffa i propri clienti, ecc.).

giovedì 12 dicembre 2013

La "sedia vuota" della politica... e la "prova d'orchestra" degli scontenti

In questo post partirò dalla descrizione di impressioni, con tutti i limiti che una descrizione del genere può avere (la necessità di approfondire i dati, ecc.); a mio avviso si tratta però di impressioni significative.

Dirò quindi che l'impressione più forte che si ricava in questo periodo dalle notizie della cronaca politica è quella di una sedia vuota.
Sì, direte voi, “loro” stanno lì, occupano “le poltrone”, prendono stipendi, ecc.; eppure – ribadisco – la sedia della politica, il suo posto simbolico nella nostra società, è vuota. Non fermatevi alle apparenze.

martedì 26 novembre 2013

Una realtà (più o meno) invisibile che ha effetti tangibili: niente di sovrannaturale, è la corruzione

Ci raccontano le statistiche che l'Italia ha una pessima collocazione in graduatorie “prestigiose” che valutano il grado di corruzione presente nei vari Paesi, e di conseguenza non gode di un'ottima reputazione.

Anche nell'esperienza quotidiana ci sembra di percepire disfunzioni che collochiamo “istintivamente” nella categoria della “corruzione”; sappiamo dunque, da varie fonti (non esclusa la nostra diretta percezione), che esiste un problema chiamato “corruzione”. Siamo persino portati talvolta a indignarci per la presenza di un tale problema e ci domandiamo cosa si possa fare per risolverlo – o ci chiediamo spazientiti come mai i governi non si decidano ad affrontarlo a viso aperto (a parte qualche provvedimento eclatante che – temiamo – è destinato a rimanere perlopiù inattuato, una volta spentisi i riflettori dell'opinione pubblica).

Eppure forse questo fenomeno non lo conosciamo davvero. Voglio dire: nonostante la nostra indignazione, non è detto che sapremmo rispondere in maniera chiara se un “marziano”, ignaro di “cose terrestri”, ci chiedesse, dopo aver ascoltato le nostre invettive: ma insomma, che cosa è la corruzione?

martedì 8 ottobre 2013

Riverberi real-virtuali dell'universo-Web


A M. e a S.

Strano universo, quello della Rete o Web.

Sono quasi 15 anni che lo frequento, ormai; si è tecnicamente rinnovato (del resto, un universo che nella tecnica ha la propria linfa vitale non può che mutare seguendo le innovazioni della tecnica medesima, votata a superare continuamente se stessa, a un ritmo che accelera costantemente); si è tecnicamente rinnovato, dunque, eppure il suo “fondo” rimane sostanzialmente lo stesso.

Lo chiamo fondo con cognizione di causa, anche perché mi viene in aiuto la metafora del mare, che sembra di uso comune in merito al Web (si “naviga”, no?). Infatti, poiché questo mare-Web è alquanto profondo, il suo “fondo” non possiamo vederlo ininterrottamente, anzi perlopiù rimane nascosto al nostro sguardo. Eppure gli “esseri”, o meglio gli umori e le energie, che se ne stanno laggiù come acquattati, all'improvviso salgono a galla e ci colgono di sorpresa.

sabato 7 settembre 2013

Léo Ferré e Frank Zappa a vent'anni dalla loro scomparsa (1993-2013) ovvero: Paralleli impensati

Per qualche decennio la storia della musica del Novecento, o “musica contemporanea”, è stata presentata, nei testi autorevoli dedicati al tema, come storia di avanguardie “illuminate” che hanno infranto le convenzioni e gli schemi del passato, e quindi è stata riassunta in alcuni nomi noti soltanto ai cultori della materia, a parte Stravinskij o Ravel (forse più noti al pubblico profano, ma meno conformi al modello dell'“avanguardia dura e pura”): Schönberg, Webern, Ives, Hindemith, Messiaen, Dallapiccola, eccetera eccetera, fino ai più “recenti” Nono, Berio, Cage... e così via (inutile allungare l'elenco, bastano questi esempi per far comprendere cosa intendo).

In tal modo, la musica ascoltata, conosciuta e amata da gran parte del pubblico dei “non addetti ai lavori” non aveva cittadinanza nei testi “ufficiali” di storia della musica, quelli che sono destinati a conservare memoria delle “gesta musicali” del nostro tempo a beneficio delle generazioni future.

mercoledì 28 agosto 2013

Di alberi e di stelle. Se il nostro sguardo non sa vedere (ovvero: Per le strade / 3)

Vediamo i luoghi che ci sono familiari e crediamo di conoscerli, forse soltanto perché sappiamo nominare le strade e le cose intorno a noi. Eppure nemmeno questo è vero, il nostro sguardo non è abituato a distinguere davvero ciò che vede e quindi sbagliamo già nel nominare le cose.

In quel poco verde che compare qua e là nella città non sappiamo vedere che alberi, piante e fiori.
Pochi di noi – di noi “cittadini” – sanno realmente andare oltre la generalizzazione.
Per noi – per tanti di noi – è albero tanto un leccio quanto un platano, sono ugualmente e soltanto alberi un'acacia e un ailanto; non sappiamo nulla della loro vita, del loro crescere e morire, del loro bisogno d'acqua e dei frutti che dovranno creare altre generazioni di quelle specie.
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