Frontespizio

Le conclusioni provvisorie sono come i massi che ci consentono di attraversare un piccolo fiume: saltiamo dall'una all'altra, e possiamo farlo di volta in volta solo perché i "massi" precedenti ci hanno portato a quel punto.

«Che cosa rimane del pensiero critico, se rinuncia alla tentazione di aggrapparsi a schemi mentali, a retoriche e ad apparati argomentativi prefabbricati e di sicuro effetto scenico (manicheismo, messianismo, settarismo, complottismo, moralismo e simili...)? Non perde forse la sua capacità di attrarre l'attenzione dell'uditorio distratto facendogli sentire il suono delle unghie che graffiano la superficie delle cose?» può domandarsi qualcuno.
No, al pensiero critico non servono “scene madri” né “effetti speciali”; anzi, quanto più si dimostra capace di farne a meno, tanto più riesce a far comprendere la fondatezza e l'urgenza dei propri interrogativi. (In my humble opinion, of course!)

venerdì 4 novembre 2011

Appunto sulla crisi (ovvero: Non vorrei dirlo, ma...)

Nessuno dei “grandi esperti” sa realmente cosa fare, quale leva muovere, quale pulsante pigiare per “spegnere” la crisi in atto: forse è meglio dirselo chiaramente, a scanso di illusioni (come se già non ne avessimo bevute abbastanza).

 
Il fatto è però che, davanti al “crollo” degli “esperti”, alla loro afasia, alla sterilità delle loro “ricette”, come succede in ogni periodo critico, si scatena l'innumerevole truppa dei visionari, dei profeti di piazza (o del Web), che fanno a gara, a volte arrivando a rissa fra loro, per propinare le loro ricette “alternative”, strampalate, improbabili; affamati come siamo di speranze, rischiamo di affidarci a furor di popolo a qualcuna delle loro pseudo-teorie.

Già, ci mancano solo i “rimedi della nonna”: di solito ricorriamo a quelli, quando ogni certezza si dissolve o si sbriciola; è una specie di regressione all'infanzia, all'età delle favole.

E davvero c'è in giro chi comincia a credere che questi rimedi elementari e immaginari - oppure, variante insidiosa, subdolamente affini, nel loro promettere enormi ed efficienti macchine sociali tecnocratiche, a un incubo orwelliano - possano salvare l'economia, e lo sostiene con foga degna di miglior causa – come si dice.

(Giustamente qualcuno dirà: Non ci resta che credere nelle sane favole di una volta, su! Lasciaci almeno questa possibilità!
E al cospetto di questo energico argomento romantico, faccio un umile passo indietro...)

4 commenti:

  1. Personalmente credo che l'unico sistema sia ridimensionarci tutti a confini più ristretti sia in termini territoriali che economici. Ma è una soluzione "tremenda" che contraddice la storia degli uomini più propensi a fregarsi a vicenda spacciando la violenza morale e intellettuale per nobile e temporanea necessità.
    Io mi sono ritirato in una favola ma ne sono lucidamente conscio: almeno leggo cose che addolciscono i miei giorni, il momento del livore e della antitesi lo scelgo io.

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  2. Ciao Ivaneuscar,
    come stai innanzitutto?
    Mi piacerebbe sapere cosa pensi dell'attuale governo tecnico. Tengo molto in considerazione le tue opinioni, come sai. ;-)
    Aspetto un tuo post (o anche una breve riflessione)!

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  3. @Biancaneve: Ciao, scusa il ritardo nella risposta... è stato per me un periodo di riflessione, questo; e anche - non lo nascondo - di preoccupazione, considerando quel che ci sta accadendo intorno. A volte càpita - almeno per me è così - di rimanere letteralmente senza parole, e di avere bisogno di accumulare in sé pensieri, analisi e ragionamenti, prima di intervenire.
    Posso dirti francamente che osservando l'attuale "panorama politico", sono più che mai preoccupato.
    Continuo a ritenere che nessuno sappia realmente come muoversi, in questa situazione, nemmeno i grandi "esperti".
    Secondo me, orientare le decisioni politiche in base al comportamento dei mercati è una scelta discutibile - a dir poco! - anche perché i mercati hanno un andamento capriccioso e imprevedibile, di giorno in giorno cambiano umore; e quindi, per "seguirli", saremmo costretti a cambiare continuamente direzione, varando freneticamente correttivi su correttivi alla manovra finanziaria: pura follia!
    Il governo tecnico, dal punto di vista delle forze politiche, sembra in realtà una soluzione "pilatesca": poiché i partiti non hanno il coraggio di prendere decisioni in questo frangente (dato che comunque è il momento di prendere decisioni epocali, coraggiose... non necessariamente "impopolari": ad es. sarebbe il caso di cominciare a mettere seriamente in discussione la dittatura dei mercati, della finanza, della globalizzazione "liberista", di un certo modello di sviluppo, ecc.), hanno fatto un passo indietro, mandando in avanscoperta i "tecnici".
    In questo modo, se i tecnici rimetteranno in sesto la macchina "ingrippata", chiusa la parentesi, le forze politiche torneranno al posto di comando serene e soddisfatte, poiché non porteranno ufficialmente la responsabilità dei "sacrifici" che questo governo chiede e chiederà ai cittadini. Se poi i "tecnici" falliranno, a parte le varie conseguenze economiche, i partiti potranno comunque recitare la parte degli innocenti "ingannati", chiedendo solidarietà e sostegno ai loro elettori...!
    Insomma, delle cose "cattive" - tasse, tagli, ecc. - daranno la colpa al governo Monti: è così comodo! Dimenticheranno "strategicamente" (o meglio, tenderanno a far dimenticare all'opinione pubblica) che questo governo vive perché ha la fiducia dei partiti che siedono in Parlamento: e non potrebbe essere altrimenti, in una democrazia parlamentare!
    Quindi, comunque andranno le cose, gradirei che gli italiani tenessero a mente questo dato di fatto: questo è un governo voluto e sostenuto dalle forze politiche rappresentate in Parlamento, è una "foglia di fico" a loro uso e consumo: quindi sono i partiti che lo sostengono ad avere per intero la responsabilità politica della sua esistenza e delle sue politiche. "Meditate, gente, meditate", come diceva un vecchio slogan.

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  4. Ciao Ivaneuscar,
    e grazie mille per la tua risposta. Del ritardo non preoccuparti, né devi scusarti, capisco gli impegni e tutto il resto ed anche, come affermi, l'esigenza di restare in silenzio ad ascoltare se stessi e il mondo, qualche volta :-)

    Diciamo che mi sento "rassicurata" - se così si può dire - nel vedere che le mie perplessità trovano conferma nelle tue.
    Anche a me sembra una follia quella di fare dei mercati il minimo comune denominatore dei governi europei, come se l'andamento del mercato fosse poi un'entità astratta che pende sulle nostre teste ed alla quale dobbiamo inchinarci.
    Il governo tecnico mi pare un ripiego, e non mi piacciono nemmeno un po' le persone di cui è composto (nei loro ruoli professionali intendo, ché personalmente non li conosco). Tutti più o meno hanno svolto una carriera d'alto bordo, rappresentando e difendendo (come è il caso del Ministro della Giustizia) Poteri Forti, quali Banche, Chiesa Cattolica ed altre associazioni simili.
    Poi sapere che Monti appartenga al Gruppo Bildenberg e alla Trilateral, di certo non è una cosa che possa guardare con favore andando a discapito della trasparenza che sarebbe richiesta quando ci si trova a ricoprire un ruolo tanto importante.
    Staremo a vedere.

    Parlando di cose ben più liete: giusto oggi ho scritto alla casa editrice che ha pubblicato il tuo libro di racconti, chiedendo di acquistarlo in contrassegno, perché qui a Roma mi hanno detto che era meglio così, contattare direttamente la casa editrice, al fine di abbreviare i tempi.
    Ho tutta l'intenzione di leggerlo e poi vorrei scriverci una recensione per una rivista con la quale collaboro. Ti farò sapere.
    Magari, più in là ovviamente, a cose fatte, potrei anche chiederti un'intervista. ;-)

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