Frontespizio

Le conclusioni provvisorie sono come i massi che ci consentono di attraversare un piccolo fiume: saltiamo dall'una all'altra, e possiamo farlo di volta in volta solo perché i "massi" precedenti ci hanno portato a quel punto.

«Che cosa rimane del pensiero critico, se rinuncia alla tentazione di aggrapparsi a schemi mentali, a retoriche e ad apparati argomentativi prefabbricati e di sicuro effetto scenico (manicheismo, messianismo, settarismo, complottismo, moralismo e simili...)? Non perde forse la sua capacità di attrarre l'attenzione dell'uditorio distratto facendogli sentire il suono delle unghie che graffiano la superficie delle cose?» può domandarsi qualcuno.
No, al pensiero critico non servono “scene madri” né “effetti speciali”; anzi, quanto più si dimostra capace di farne a meno, tanto più riesce a far comprendere la fondatezza e l'urgenza dei propri interrogativi. (In my humble opinion, of course!)

venerdì 15 febbraio 2013

Perché qualcuno ancora non vuole una "giustizia uguale per tutti"? (Ovvero: L'immortale fascino del "doppio standard")


E' piuttosto diffusa fra i “ceti abbienti-influenti” italiani e certi loro referenti politici una tendenza: essere “per l'ordine” quando hanno paura che qualcuno tocchi “la roba loro” e diventare invece (in un Paese in cui la faccia di bronzo è considerata virtù) disinvoltamente anarchici quando le stesse istituzioni “della legge e dell'ordine” (che in altre occasioni loro appoggiano con passione) vanno a spulciare tra le malefatte del loro ambiente e degli “amiconi” loro.

E' veramente lunga la strada per arrivare a una giustizia “uguale per tutti” (perlomeno come principio socialmente acquisito, patrimonio della collettività da non mettere mai più in discussione). 

 
Sulla carta il codice penale (come qualsiasi altro testo di legge) sembra neutro, imparziale, rivolto indistintamente a tutti; ma quando poi le norme che contiene devono essere applicate nei confronti di persone concrete, cominciano i “distinguo” e i classismi vari vengono a galla: e allora, se tu sei “brutto sporco e cattivo” [cit.], la legge – secondo “benpensanti”, determinati notabili immarcescibili e certi settori dei ceti abbienti & socialmente influenti – ti deve colpire con tutta la durezza possibile, senza sconti (anche se hai “soltanto” sputato per terra o ti sei appropriato di un euro non tuo, caduto dalla tasca di un altro); se invece fai parte di certi segmenti della classe benpensante/abbiente/influente (la gente che conta davvero, insomma), il tuo clan amical-social-familiare, con buona probabilità, ti difende con tutti i mezzi a sua disposizione e – se proprio l'hai combinata grossa e non ti può subito sottrarre alle “ire” della giustizia (ad es., hai ridotto sul lastrico risparmiatori che si son fidati di te, hai intascato mazzette e ti han colto sul fatto, hai investito qualcuno con la tua Maserati e poi sei scappato via senza soccorrerlo) – perlomeno fa di tutto, coi megafoni della stampa & Tv, per invocare a tuo beneficio clemenza, comprensione & perdonoquelle stesse cose che non ha mai invocato per il “brutto sporco e cattivo” che magari aveva solo imbrattato un muro in un momento di rabbia.

Eppure io vorrei una legge “uguale per tutti” (in mancanza della quale la democrazia rimane monca); e se ci devono essere comprensione e clemenza (alle quali sono peraltro favorevole: ci mancherebbe!), che si cominci dal basso, dai poveri cristi, e non da chi detiene il potere (politico, economico, finanziario, culturale, mass-mediale).
[Oltretutto, chi ha il potere, in democrazia, ha il dovere di usarlo in maniera trasparente, rendendo conto pubblicamente punto per punto di ciò che fa (altro che privacy! e altro che arcana imperii! - bella scusa per non rispondere delle proprie “magagne”), e non ci possono essere sconti su questo. A mio avviso, chi accetta di ricoprire un incarico parlamentare, di governo, ecc., deve accettare anche la regola dell'assoluta trasparenza, e se invece la trasparenza non gli va a genio è meglio che faccia altro, nella vita: come si suol dire, “non gliel'ha mica ordinato il dottore” di fare il parlamentare, il ministro, ecc.]

Altrimenti restiamo sempre all'ancien régime, nel quale i nobili venivano giudicati da tribunali diversi da quelli che giudicavano i “comuni mortali”, ricevendo “in automatico” trattamenti di favore. Quanti passi avanti abbiamo fatto da allora? In questo campo pochi, temo, almeno in certi settori dell'opinione pubblica, della
“società civile e della politica (non poco influenti).

E' ora di cambiare. Smettiamola di giudicare sempre con occhio benevolo i notabili e i cacicchi “del nostro cuore” (più o meno carismatici... ma oggi il “carisma”, ridotto all'ombra di se stesso, passa persino per il cabaret televisivo!), come se fossero semidei autorizzati a ignorare le leggi umane.

E chi parla di “tolleranza zero”, a mio modesto avviso, deve essere disposto ad applicarla anche agli amici suoi, ai sodali suoi ed al suo ambiente (sociale, professionale, politico, ecc.), altrimenti non è sincero e non sta parlando di severità della legge, bensì sta proclamando per l'ennesima volta con sfacciataggine l'inaccettabile diritto ai “due pesi e due misure”, a difesa del proprio privilegio (e non della legge).

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