Frontespizio

Le conclusioni provvisorie sono come i massi che ci consentono di attraversare un piccolo fiume: saltiamo dall'una all'altra, e possiamo farlo di volta in volta solo perché i "massi" precedenti ci hanno portato a quel punto.

«Che cosa rimane del pensiero critico, se rinuncia alla tentazione di aggrapparsi a schemi mentali, a retoriche e ad apparati argomentativi prefabbricati e di sicuro effetto scenico (manicheismo, messianismo, settarismo, complottismo, moralismo e simili...)? Non perde forse la sua capacità di attrarre l'attenzione dell'uditorio distratto facendogli sentire il suono delle unghie che graffiano la superficie delle cose?» può domandarsi qualcuno.
No, al pensiero critico non servono “scene madri” né “effetti speciali”; anzi, quanto più si dimostra capace di farne a meno, tanto più riesce a far comprendere la fondatezza e l'urgenza dei propri interrogativi. (In my humble opinion, of course!)

venerdì 29 luglio 2011

Per le strade /2

Le strade sono fatte per durare, per restare. Ogni tanto qualche lavoro di manutenzione, per tenerle in forma e riparare buchi e smagliature dell'asfalto, e poi riprendono il loro compito, solerti.

Ecco, quanta gente passa per una determinata via di città, in un anno? E in un decennio?
Forse possono esserci sistemi statistico-matematici per arrivare a definirlo con una certa approssimazione; ma di solito non si può conoscere il dato con sicurezza.

Quante automobili percorrono un'importante strada di una grande o media città, in dieci, in vent'anni? Se la strada è appunto di quelle importanti, discretamente occupate dal traffico giorno e notte, forse bisogna immaginare che in dieci anni ci siano passate decine di migliaia di automobili. Forse di più, chissà...


In ogni caso, anche immaginando un dato di diecimila (o persino cinquemila) automobili, si tratta di una cifra che fa riflettere.

Intere città sono passate, nel tempo, lungo quella strada, a ben pensarci.
E dove sono andate ora quelle automobili, coi loro occupanti e viaggiatori? chi può saperlo? Quella fila infinita, che non cessa mai di esistere, anche se è formata ad ogni istante, ad ogni minuto, di macchine e di persone sempre diverse, va al di là della nostra immaginazione e rappresenta lo scorrere fluido della somma di tante vite, che al contrario della vita di un singolo è lunghissima, immensa, come quella fila decennale, ventennale, della quale non puoi più distinguere l'inizio e non conoscerai forse mai la fine.

Ma le strade di una città raccontano anche altro.
A volte, proprio nel fianco di una di quelle strade da migliaia di passanti e automobili, può capitarti di scoprire uno scenario del tutto diverso: come una specie di miracolo, resiste a dispetto di quell'indaffarato viavai una stradina apparentemente senza pretese, silenziosa, abitata da un ritmo tranquillo, disteso, che ospita villette vetuste ma graziose e ben tenute, con piccoli giardini curatissimi, sicché il colore dominante dell'ambiente diventa il verde – non quello dai mille toni e un po' selvaggio di certi campi, ma quello addomesticato per farsi veicolo di serenità e bellezza.

C'è anche qui l'artificio della città, ma ha un altro profumo, quello delle piante e dei fiori; e la calma dei pochi passanti che camminano finalmente senza fretta, e delle rarissime macchine che percorrono la via, e sembrano diventare di colpo rispettose, può essere capace di donare toni e altezze migliori ai tuoi pensieri.

Soprattutto là scopri (a me succede) che l'esistenza cittadina potrebbe darsi modelli migliori, perché quell'evidenza ci dice che non sono campati in aria.

Ma strade così purtroppo non sono (quasi mai) abbastanza lunghe, e arriva troppo presto il momento in cui devi sboccare su un altro piccolo caos di rumori, impazienza e traffico.







4 commenti:

  1. Vero, la più opprimente delle stradone di città ha talvolta una traversa piena di pace e gentilezza. Ma che dovremmo pensare di quelle città (di solito a nord delle Alpi) in cui è palpabile lo sforzo di ingentilire anche le stradone? Simili ad autostrade per larghezza, le vie del centro di Monaco stanno silenziose, spesso adorne di fiori e ciclisti, piene di buone intenzioni. Funziona?

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  2. Giusto dubbio. Non sempre la pace che regna nelle strade indica che ci troviamo in un posto felice e in armonia.
    A volte - ne sono un esempio proprio certi Paesi del Nord Europa - dietro la pace, l'ordine e la tranquillità delle strade, si nascondono "violenze segrete" che si consumano tra le mura domestiche oppure sentimenti di crescente intolleranza e aggressività, o addirittura odio feroce per la società, che covano a lungo nell'ombra, per poi sfociare in atti tragici e clamorosi (il caso recente di Oslo lo testimonia).
    Forse è preferibile un mondo nel quale le opposte ragioni in conflitto nella società non vengono represse e nascoste "sotto il tappeto", come se ci si trovasse eternamente in un salotto borghese "perbene", ma vengono, al contrario, portate alla luce, sviscerate, discusse, anche con toni accesi e appassionati (purché nel limite del civile e, per così dire, senza sconfinare nel... penale). Per me l'atto del rendere espliciti il dissenso e le divisioni è più salutare del tentativo di censurare a priori la molteplicità delle voci. Anche perché secondo me il silenzio forzato incattivisce le posizioni e le prospettive.

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  3. Conclusione interessante: un elogio della lite stradale? Dalle mie parti, qualche volta finisce ancora a coltellate, ma quello sconfina decisamente...

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  4. Ahah, no, la lite stradale no... Questo è il nostro "lato oscuro": temo che ogni regione del mondo abbia il proprio, poi bisogna vedere qual è il più "sopportabile".
    Però, certo, il fatto che dalle nostre parti si percepisca di più la vita delle persone nelle strade, con le loro conversazioni, la loro gestualità, ecc., non lo trovo negativo: tranne le esagerazioni e la maleducazione.
    Sentire giù in strada le voci dei passanti o dei bambini che giocano, mentre si sta alla finestra, è tipicamente "mediterraneo".
    Poi c'è il lato negativo: rissosità, eccesso di protagonismo, invadenza incivile (le autoradio a tutto volume...).
    Il "mestiere" più difficile (o meglio, meno praticato) è sempre individuare il limite, l'equilibrio, e rispettarli, sacrificando necessariamente il peggio delle nostre abitudini.

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