Frontespizio

Le conclusioni provvisorie sono come i massi che ci consentono di attraversare un piccolo fiume: saltiamo dall'una all'altra, e possiamo farlo di volta in volta solo perché i "massi" precedenti ci hanno portato a quel punto.

«Che cosa rimane del pensiero critico, se rinuncia alla tentazione di aggrapparsi a schemi mentali, a retoriche e ad apparati argomentativi prefabbricati e di sicuro effetto scenico (manicheismo, messianismo, settarismo, complottismo, moralismo e simili...)? Non perde forse la sua capacità di attrarre l'attenzione dell'uditorio distratto facendogli sentire il suono delle unghie che graffiano la superficie delle cose?» può domandarsi qualcuno.
No, al pensiero critico non servono “scene madri” né “effetti speciali”; anzi, quanto più si dimostra capace di farne a meno, tanto più riesce a far comprendere la fondatezza e l'urgenza dei propri interrogativi. (In my humble opinion, of course!)

martedì 5 marzo 2013

Un nuovo (possibile) alibi alla moda: "Ignobili, mi hanno decontestualizzato!"

Un nuovo alibi sta prendendo piede: “Hai/hanno decontestualizzato le mie affermazioni”.

Ora, è vero che in vari casi estrapolare una frase da un discorso o da un ragionamento più ampio può stravolgere il senso di quella frase, e che spesso questa operazione di “estrapolazione” è effettuata in perfetta malafede da persone malevole o affette da una qualche forma di fanatismo.




 – Per fare un esempio eclatante: se da un romanzo (da un'opera di fantasia, dunque) estrapolo la frase di un personaggio “cattivo” (un assassino spietato, un cinico corruttore, ecc.) e senza alcuna motivazione accettabile la presento come “pensiero autentico dell'autore”, compio una mistificazione: per quale motivo il “pensiero autentico dell'autore” risiederebbe nelle parole del “personaggio cattivo” anziché in quelle dell'“eroe buono” (vittima innocente, ecc.)? 
[O, in senso più radicale: perché mai il “pensiero autentico dell'autore” dovrebbe essere rappresentato dalle parole di un qualsiasi personaggio del suo romanzo? Magari non coincide né coi pensieri dell'“eroe buono” né coi pensieri del “cattivo”, ma è invece totalmente altrove]. –

Posto tutto ciò, però, non sempre la “decontestualizzazione” muta il senso delle affermazioni.


Ci sono affermazioni che sono discutibili, inaccettabili o sbagliate in qualsiasi contesto.


Eppure, anche quando ci si trova con tutta evidenza al cospetto di un caso del genere, chi ha fatto l'affermazione sottoposta a critica si difende con la frase riportata sopra: “Hai/hanno decontestualizzato le mie affermazioni”, che sembra diventata quindi un alibi “prêt-à-porter”, buono in tutte le occasioni mondane e in tutte le stagioni. 

In questi particolari casi verrebbe da replicare semplicemente: “E con ciò? Le castronerie restano tali, sia sole che accompagnate... da un contesto”.

2 commenti:

  1. Penso, in realtà, che quelli di cui parli siano casi limite, affermazioni tanto clamorose da risultare scandalose. Per la maggior parte delle situazioni tuttavia, credo sia poco carino citare parti di frasi o discorsi non accompagnati dal nocciolo del pensiero.
    Ecco tutto. ;)

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    1. Ma sì, infatti ho premesso: Ora, è vero che in vari casi estrapolare una frase da un discorso o da un ragionamento più ampio può stravolgere il senso di quella frase, (ecc.), ma il fatto è che sempre più spesso vedo invocata la "decontestualizzazione" per cercare di giustificare affermazioni perlomeno imbarazzanti che non si possono "salvare" soltanto riferendole al "contesto". Non è così raro, in realtà...
      Anche gli alibi cambiano a seconda dei momenti e delle mode, ma anche a seconda del carattere; qualcuno usa ancora la "smentita a oltranza" (Non ho mai detto questo!), anche quando ci sono fior di documenti (registrazioni sonore, ecc.) a testimoniare che invece sì, ha detto proprio quello e non ci son santi... Ma è un alibi che richiede una buona dose di "faccia tosta", e non tutti ce l'hanno.
      E' più fine dire, in certi casi, mi hanno estrapolato dal contesto.
      Comunque, ribadisco, in molti casi è vero che l'"estrapolazione" stravolge il senso delle cose dette, generalmente in malafede (l'esempio che facevo nel post in proposito, per quanto in apparenza paradossale, non è per niente astratto...).

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