Frontespizio

Le conclusioni provvisorie sono come i massi che ci consentono di attraversare un piccolo fiume: saltiamo dall'una all'altra, e possiamo farlo di volta in volta solo perché i "massi" precedenti ci hanno portato a quel punto.

«Che cosa rimane del pensiero critico, se rinuncia alla tentazione di aggrapparsi a schemi mentali, a retoriche e ad apparati argomentativi prefabbricati e di sicuro effetto scenico (manicheismo, messianismo, settarismo, complottismo, moralismo e simili...)? Non perde forse la sua capacità di attrarre l'attenzione dell'uditorio distratto facendogli sentire il suono delle unghie che graffiano la superficie delle cose?» può domandarsi qualcuno.
No, al pensiero critico non servono “scene madri” né “effetti speciali”; anzi, quanto più si dimostra capace di farne a meno, tanto più riesce a far comprendere la fondatezza e l'urgenza dei propri interrogativi. (In my humble opinion, of course!)

lunedì 6 giugno 2011

Di certa critica "totale e intransigente"

Criticare è necessario. Ma la critica "totale e intransigente" può essere in astratto una "lista della spesa" di errori da correggere, di cose malfatte, disfunzioni, ingiustizie, ecc.; e sotto questo profilo è importante almeno come promemoria per coloro che devono attivarsi a correggere le storture che la lista addita, e anche come monito per spuntare le ali a una retorica politica che si spinge a volte a celebrare trionfi prematuri, se non immotivati.

Però quando la critica "totale e intransigente" (che qualcuno imputa a tribuni o a massimalismi vari e assortiti: ma non è qui importante definire i soggetti) pretende che le storture e ingiustizie additate dalla "lista" possano e debbano scomparire di colpo, anche ad onta delle difficoltà contingenti e dei limiti della capacità d'azione del soggetto responsabile delle decisioni (oggetto della nostra critica), la critica stessa si trasforma in uno "sfoggio di intransigenza" che non mira a trovare soluzioni ma solo a lanciare anatemi, alla maniera di profeti-predicatori che elencano con zelo i mali del mondo, confondendo i più gravi coi più lievi, tanto per fare peso, solo per condannare inappellabilmente i "peccatori" e augurar loro l'inferno più profondo.
In ogni caso, resta il fatto che se c'è un "male" (una stortura, un errore, un'ingiustizia), la cosa più importante è porvi rimedio. E di questo il "Critico total-intransigente" si preoccupa molto poco - anche perché, se elenca 10.000 mali, dovrebbe indicare anche 10.000 soluzioni, cosa che è al di sopra delle sue umane possibilità. O se ne indica almeno qualcuna - variante più avveduta di quel "Critico" - si preoccupa di tratteggiarla vagamente o con contorni astrusi o paradossali (e ponendo l'asticella delle pretese sempre più in alto, man mano che il "criticato" dà retta alle critiche, correggendo i suoi errori), in modo che ciò che sarà realizzato dal "criticato" potrà sempre essere smentito come inadatto dal "Critico", per quanto il primo possa cercare di essere zelante e diligente. E il "Critico" conserverà così tranquillamente il suo primato di "Intransigenza assoluta": la sola cosa alla quale tiene davvero.

Nessun commento:

Posta un commento

Ogni confronto di idee è benvenuto. Saranno invece rigettati ed eliminati commenti ingiuriosi e/o privi di rispetto, perché non possono contribuire in alcun modo a migliorare il sapere di ciascuno né ad arricchire un dialogo basato su riflessioni argomentate.

Licenza Creative Commons
Questa opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported.